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L'anticalcare magnetico ELCLA è certificato idoneo per l'acqua potabile.
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ISTITUTO RICERCHE BREDA - Milano -
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Rapporto Tecnico 94031/PA/208
INDAGINE DELL'EFFICIENZA DI UNA APPARECCHIATURA DICHIARATA ANTICALCARE IDONEA A RIDURRE LA CAPACITA' INCROSTANTE (CALCARE) DELLE ACQUE SOTTOPOSTE A SCAMBIO TERMICO
1. Scopo e Oggetto dell'indagine
Oggetto dell'indagine è un anticalcare magnetico, di produzione della ditta Richiedente ELCLA e denominato acceleratore ionico "GAMA" in grado di generare campi magnetici permanenti. Tale acceleratore ionico, a detta dei Tecnici della Richiedente Elcla, è utilizzabile per diminuire il potere incrostante delle acque sottoposte a scambio termico, senza alterare le caratteristiche chimico-fisiche originali.
Era richiesto di sottoporre l'acceleratore ionico in oggetto ad una serie di prove per verificarne il funzionamento.
2. Modalità di prova
In accordo con i Tecnici della ELCLA sono state effettuate due tipi di prove:
2.1. la prima in condizioni statiche, dove sono stati utilizzati palloni in vetro, preventivamente
pesati, nei quali veniva portata all'ebollizione una quantità nota di acqua di acquedotto preventivamente sottoposta a trattamento con l'acceleratore ionico anticalcare, l'ebollizione veniva mantenuta per 5 minuti poi l'acqua veniva sostituita e riportata in ebollizione, il ciclo era ripetuto 10 volte. Per confronto veniva condotta una prova, nelle identiche condizioni precedenti, utilizzando acqua di acquedotto non sottoposta a trattamento con l'acceleratore ionico anticalcare detto anche condizionatore magnetico anticalcare.
2.2. la seconda prova è stata condotta in condizioni dinamiche, utilizzando due circuiti, costituiti da due tubi di rame, uno con inserito l'acceleratore ionico e l'altro di confronto in cui fluiva acqua senza trattamento con l'acceleratore ionico anticalcare. L'acqua all'interno dei circuiti era mantenuta a circa 80/90°C e periodicamente il flusso veniva interrotto, per avvicinarsi, per quanto possibile, alle condizioni reali di funzionamento di un impianto di produzione di acqua calda.
Rapporto Tecnico 94031/PA/208 3.
Fig.1 Aspetto dei contenitori dopo la prova in condizioni statiche,
a destra quello dell'acqua trattata con gli acceleratori ionici Elcla.
3. Risultati delle prove
3.1. Condizioni statiche
Al termine della prova, eseguita come specificato al punto 2.1., i contenitori di vetro sono stati pesati e documentati.
Il contenitore contenente acqua trattata con l'acceleratore ionico ha fatto riscontrare un deposito di 18,7 mg. mentre quello contenente acqua tal quale (senza aver subito il trattamento con l'acceleratore ionico) ha fatto registrare un deposito di 42,3 mg.
La figura 1 mostra l'aspetto visivo dei due contenitori al termine della prova, ove si evidenzia che quello contenente acqua trattata con l'acceleratore ionico (a destra nella foto) il deposito residuo è limitato al fondo e lungo la linea di interfase acqua/aria, mentre quello contenente acqua non trattata con l'acceleratore ionico il residuo è depositato lungo tutta la superficie di contatto con l'acqua.
3.2. Condizioni dinamiche
Al termine della prova, condotta come specificato al punto 2.2, i tubi di rame venivano sezionati longitudinalmente e ispezionati.
Ambedue i tubi presentavano un deposito lungo le pareti, l'aspetto di tale deposito era però diverso nei due casi; quello in cui fluiva acqua trattata con l'acceleratore ionico era di tipo polverulento ed incoerente, mentre quello in cui fluiva acqua non trattata con l'acceleratore ionico era più compatto e, sollecitato, si staccava dal tubo in scaglie.
Pertanto si decideva di approfondire l'indagine per stabilire la natura del deposito.
A questo proposito i depositi venivano sottoposti ad analisi cristallografica per mezzo della diffrazione dei raggi X (metodo delle polveri di Debye-Scherrer).
Ambedue i depositi mostravano lo stesso abito cristallografico, ovvero i depositi erano costituiti, nella quasi totalità, da Aragonite.
Una ulteriore indagine morfologica condotta attraverso il microscopio elettronico a scansione, mostrava invece che
i due tipi di deposito erano diversi, come mostrato nelle figure 2 e 3.
Più precisamente quello proveniente dal circuito senza trattamento con l'acceleratore ionico era formato da cristalli prismatici più regolari e compatti (fig. 2), mentre quello proveniente dal circuito con inserito l'acceleratore ionico mostrava cristalli meno regolari, più aciculari e meno compatti (fig. 3).
In pratica l'azione dell'acceleratore ionico anticalcare è stata quella di rendere il deposito di calcare meno compatto e quindi più facilmente asportabile dal flusso idrico.
Fig.2 Morfologia del deposito lasciato dall'acqua non trattata con gli acceleratori ionici.
Fig.3 Morfologia del deposito lasciato
dall'acqua trattata con gli acceleratori ionici Elcla.